Il notevole successo di pubblico della Notte Celeste 2023 alle Terme di Castel San Pietro, avvenuta sabato 24 giugno, è stato coronato da un evento tanto atteso: l'inaugurazione dell'antica Edicola delle Acque, riscoperta durante il restauro del gazebo in stile Liberty, nel cuore del bel parco termale, dove risiedono numerosi alberi centenari di diverse varietà, alcune delle quali provenienti da altri continenti. L'origine dell'antica Edicola delle acque delle Terme di Castel San Pietro non è certa, a causa della distruzione dell'archivio durante la Seconda Guerra Mondiale, ma con buona approssimazione la struttura risale all'ultimo ventennio del XVIII secolo. Il recupero e la riqualificazione della struttura sono un dono di Anusca.
Il taglio del nastro è avvenuto nella prima serata di sabato 24 giugno, mentre il sole regalava riflessi dorati quasi a sottolineare l'emozione del momento. Alla cerimonia sono intervenuti, fra gli altri: il sindaco di Castel San Pietro, Fausto Tinti, accompagnato dal presidente del Consiglio Comunale Tomas Cenni e diversi consiglieri; il sindaco di Monterenzio, Ivan Mantovani; il parroco, monsignor Gabriele Riccioni; il presidente di Anusca, Paride Gullini; il presidente delle Terme, Corrado Zaccaria e il presidente emerito della Corte Costituzionale, Antonio Baldassarre, unitamente ai consiglieri di amministrazione dI Anusca, di Terme e al progettista della riqualificazione, l'architetto Andrea Bertolini.
Gli interventi durante la cerimonia inaugurale
Stefano Iseppi: “Questo ritrovamento testimonia una lunga storia di qualità sanitaria per la cura e la prevenzione a tutte le età”
È stato Stefano Iseppi, amministratore delegato della società Terme di Castel San Pietro, a fare gli onori di casa, evidenziando come “questo ritrovato manufatto rappresenta la grande qualità delle acque termali castellane, ricche di preziosi minerali che favoriscono efficaci percorsi di cura e prevenzione in diverse patologie, da quelle respiratorie a quelle osteoarticolari e che contribuiscono alla fama di Castel San Pietro come luogo a valenza sanitaria per la salute di adulti e bambini”.
Fausto Tinti: “Terme realtà identitaria, il loro simbolo sulla prossima rotonda delle via Emilia”
Il sindaco di Castel San Pietro Terme, Fausto Tinti, a nome della città ha ringraziato Anusca e Terme per l'impegno nel “donare alla comunità questo recupero architettonico, questa valorizzazione che rende la città particolarmente orgogliosa delle sue Terme. Questa rinnovata struttura a molti castellani riporterà alla mente i ricordi dell'infanzia e, allo stesso tempo, sarà un motivo in più per venire a Castel San Pietro e riscoprire il valore terapeutico, sanitario, di prevenzione, che le nostre Terme possono vantare soprattutto grazie a queste acque minerali”.
Il sindaco ha poi anticipato, sorprendendo tutti i presenti, come sulla nuova grande rotatoria sulla via Emilia, in costruzione a partire dal prossimo autunno, oltre al Leone Rampante, simbolo del Comune nonché della Città Metropolitana bolognese, saranno presente anche la simbologia turistico-termale della città “affinché ci sia un chiaro riconoscimento che noi siamo una città termale e che per noi le Terme sono una realtà identitaria che dobbiamo avere veramente a cuore”.
Paride Gullini “Abbiamo dato nuova vita all'unico manufatto delle Terme sopravvissuto alla guerra”
Alla cerimonia è intervenuto anche Paride Gullini, presidente di Anusca, Gruppo che nel 2017 ha acquisito la maggioranza di Terme di Castel San Pietro e che ha finanziato il recupero e la riqualificazione architettonica dell'Edicola delle acque del sovrastante gazebo in ferro battuto, opera dell'artista castellano Natale Salieri. “La prima intenzione era quella di restaurare il gazebo e la pavimentazione, ma poi abbiamo rinvenuto l'unico manufatto dell'area termale a non essere stato distrutto durante la guerra e abbiamo deciso di investire per riportarlo alla luce. Sono rimasto impressionato, ha detto Gullini, dalle maestranze che hanno lavorato a questa impresa. Sono artigiani che hanno una storia alle spalle decennale. Hanno lavorato con noi mettendoci la stessa passione che ognuno di noi porta nel suo lavoro. Un plauso lo voglio fare all'architetto Andrea Bertolini che ha riscoperto sotto una botola questa Edicola ormai dimenticata e che un tempo era il luogo di lavoro delle persone che passavano l'acqua da bere alle persone in cura alle Terme”. Il presidente ha inoltre ringraziato i consiglieri di Anusca per aver sposato il progetto e ha confermato come il Gruppo intenda, nel tempo, continuare a sostenere la riqualificazione del complesso termale castellano.
Corrado Zaccaria: “Una nuova tappa del miglioramento delle Terme"
Per il presidente della società Terme di Castel San Pietro Spa, il siracusano Corrado Zaccaria, “chi viene a Castel San Pietro non può che innamorarsene, perché è una città che riesce sempre a meravigliare, è attiva, dà continuità alla sua azione migliorativa dei luoghi che sono già di per sé bellissimi. Sono dunque onorato di essere qui oggi a rappresentare le Terme e poter partecipare a una nuova tappa di questa corsa che si sta facendo verso tutto ciò che è positivo e bello”.
Andrea Bertolini, il racconto del progetto. “Un luogo dell'animo a disposizione delle persone”
Attesissimo l'intervento di Andrea Bertolini, l'architetto di Castel San Pietro che ha curato il progetto e seguito con grande attenzione i lavori. “Sono veramente orgoglioso - ha esordito - di aver potuto fare questo lavoro per la mia città perché questa struttura è un simbolo e quando si mette mano ai simboli il lavoro diventa rischioso. Questa è l'Edicola delle acque, così viene definita nel 1891 dal consiglio di amministrazione della Società Anonima dello stabilimento delle Terme di Castel San Pietro dell'Emilia. Fra questa Edicola e la fontana circolare sorgeva lo stabilimento termale originale, costruito nel 1889 e poi demolito a causa della guerra e con esso probabilmente si è perduto anche l'archivio posteriore al 1909, per cui poche notizie abbiamo dopo quella data. Riguardo ai lavori - ha spiegato Bertolini - dopo la demolizione del solaio siamo entrati nello spazio ipogeo che era stato visto per la prima volta dopo tanti anni da Gilberto Giorgi, da Roberto Carpini e da altri, che nel 1982 erano discesi in questo spazio per recuperare i “mascheroni', opere del grande artista Cleto Tomba realizzati a inizio Novecento e da cui sgorgavano le acque termali. Ancora oggi i pozzi sono più o meno gli stessi. Quando siamo scesi anche noi in questo spazio ipogeo, la prima cosa di cui ci siamo resi conto è stata la forma ottagonale fermo, come un battistero, nel segno dell'architettura delle acque, come anche la cisterna dei Bagni di Mario a Bologna, che porta l'acqua al Nettuno. Per un architetto uno spazio così è un è un luogo dell'animo. Perciò la prima cosa che abbiamo desiderato è che le persone potessero discendere in questo spazio nel quale negli anni avevano potuto scendere solamente le inservienti a raccogliere l'acqua con i boccali per poi portarla agli avventori, al piano superiore. Quindi abbiamo realizzato la scala di discesa sul lato che probabilmente in origine prevedeva la scaletta metallica che portava gli inservienti verso il basso. Abbiamo inoltre costruito il nuovo totem che consente di attingere l'acqua sia dalla parte bassa sia dalla parte alta per le persone che hanno delle difficoltà a scendere”.
Lo spazio, che di sera è illuminato da una evocativa luce blu sulla cuspide del gazebo in ferro battuto che sovrasta l'Edicola. è pensato per una sosta: “volevamo che le persone restassero dentro questo ottagono e quindi abbiamo pensato a una seduta. Questo spazio è formato da soli due materiali: i mattoni, che sono quelli dell'epoca della muratura,sono macchiati dal colore giallo-arancio degli ossidi di zolfo e il travertino. Le murature le abbiamo conservate esattamente come erano, quindi con le loro macchie, con la loro diversa storia. Il travertino, invece, è un materiale tipico delle terme romane, un materiale che nel tempo lo vedremo invecchiare perché diventerà bianco, subirà un processo di carbonatazione. Ma l'idea è di assecondare il trascorrere del tempo passi e che qualcuno un domani possa vivere qualcosa che non è uguale al presente”.

APPROFONDIMENTO SUL PROGETTO
Fonte: intervista all'architetto Andrea Bertolini.
“Il progetto iniziale prevedeva il restauro unicamente della parte metallica dell'edicola delle acque. Fortuna vuole che poco prima di iniziare i lavori ci siamo imbattuti in alcuni documenti che raccontavano di un accesso attraverso una botola ad uno spazio sotterraneo, avvenuto nei primi anni '80 del secolo scorso ad opera di Gilberto Giorgi, che aveva lo scopo di riportare alla luce i mascheroni di Cleto Tomba che lì si trovavano. Abbiamo scoperto la botola proprio accanto all'Edicola, in un punto visibile a tutti ma che nessuno in questi decenni aveva mai notato: si era sempre pensato che fosse un pozzetto elettrico e da anni non era stata aperta. Potete comprendere l'emozione quando, una volta aperta la botola e scesi nel sottosuolo, ci siamo trovati di fronte a uno spazio ipogeo di chiara forma ottagonale. Le Terme e Anusca hanno subito compreso la portata della cosa e si sono lanciati in quest'avventura, modificando il progetto iniziale, e chiaramente anche il budget messo a disposizione, per riportare alla luce quello che di fatto una volta sicuramente era visibile ai frequentatori delle Terme”.
Questo spazio scavato per circa un metro e settanta nel sottosuolo presenta sei nicchie, quattro delle quali hanno ancora, a circa 15-20 centimetri dal terreno, delle borchie metalliche che probabilmente un tempo erano collegate ai Mascheroni di Cleto Tomba. Era da questi mascheroni che fuoriusciva l'acqua termale che veniva distribuita ai frequentatori delle Terme. In una nicchia c'è anche un lavandino subito sopra la borchia. Un lato dell'ottagono, privo di nicchie, si pensa che in origine ospitasse una scaletta metallica di accesso per le inservienti che poi risalendo allungavano oltre la balaustra le acque agli avventori.
“Ma non è tutto, infatti, durante i lavori abbiamo rinvenuto delle altre botole che hanno messo in luce 3 cisterne in mattoni rivestite di vetro circostanti l'ottagono. Si tratta di depositi, costruiti oltre 100 anni fa, delle tre tipologie di acque - salsobromoiodica, sulfurea e ferruginosa o marziale, installati per avere una riserva nel caso, per qualche motivo, fosse venuto a cessare il flusso diretto. È stato così possibile ricostruire interamente il disegno originale del manufatto”.
La struttura del gazebo, così come era visibile fino a qualche mese fa, è di epoca post bellica. “Dopo le distruzioni della guerra, venne realizzata la fontana di forma ottagonale sormontata da una scultura che rappresentava un angioletto, ma si trattava di un'opera di nessun valore artistico, nulla quindi in confronto a ciò che è emerso e che abbiamo riportato alla luce recuperando lo spazio originale dell'Ottocento. L'idea è, in futuro, di riposizionare nell'Edicola, se possibile, anche i Mascheroni di Cleto Tomba”.
L'intervento di recupero è stato fatto anche rimarcando questa forma geometrica ottagonale originaria, “che ci ricorda tante opere architettoniche dall'epoca romana in poi. Per le pareti abbiamo deciso di realizzare solo una sabbiatura finissima per tentare di pulire quello che andava pulito, cercando di mantenere però l'originalità del luogo. Abbiamo inoltre ripristinato una piccola porzione di muratura, poiché erano presenti laterizi incongrui rispetto all'epoca di costruzione; abbiamo lasciato traccia di questa ricostruzione tramite un solco sui giunti dei mattoni. La scelta che abbiamo fatto è stata quella di conservare le murature nella loro disomogeneità di colore, per mantenere viva la storia di questo luogo.
La copertura dell'edicola “è stata fatta con nuove lamiere verniciate a caldo, in quanto le vecchie erano rovinate e non più recuperabili, mentre abbiamo recuperato e ristrutturato tutta la struttura portante con le sue decorazioni, cambiando unicamente le colorazioni in modo che si intonassero con le cortecce e il fogliame del parco circostante”.
Il fondo della nuova Edicola “è stato ricostruito con una geometria più ordinata, utilizzando tavelle di recupero, mentre per il pavimento del piano superiore si è optato per un materiale tipico degli spazi termali e degli spazi romani, nello specifico un travertino di Rapolano dal colore miele che, col tempo, subirà un processo di carbonatazione sbiancando, a richiamare l'origine aulica di queste forme geometriche”.
Per quanto riguarda la distribuzione dell'acqua sulfurea ai visitatori, vista l'impossibilità di andare a ripristinare le bocche originali “abbiamo pensato a una sorta di totem realizzato anch'esso in travertino. Da esso sgorgherà, in due punti, l'acqua sulfurea, uno sopra il livello del terreno e un altro punto di uscita è previsto invece dentro all'ottagono, raggiungibile scendendo le scale di accesso, il che rappresenta una novità anche rispetto al passato. Data l'impossibilità di riprodurre la balaustra di Salieri, si è optato per un oggetto contemporaneo al fine di rendere chiara la datazione di questo nuovo elemento metallico. La cosa importante è stata aver deciso di rendere lo spazio accessibile al pubblico e di riportare una bocca di erogazione all'interno dell'ottagono”.

Terme di Castel San Pietro
Viale Terme, 1113 - 40024 Castel San Pietro Terme BO
Comunicato stampa redatto da Rizomedia per conto di Terme di Castel San Pietro