Medaglia d'Onore del Presidente della Repubblica a Pietro Zanoli

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Deportato per aver sposato un'ebrea, prima a Buchenwald, poi a Ravensbruek, dove è morto nel marzo 1945, il castellano Pietro Zanoli è stato insignito della medaglia d'onore conferita dal Presidente della Repubblica ai cittadini italiani

Data:

29 gennaio 2020

Medaglia d
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Deportato per aver sposato un'ebrea, prima a Buchenwald, poi a Ravensbruek, dove è morto nel marzo 1945, il castellano Pietro Zanoli è stato insignito della medaglia d'onore conferita dal Presidente della Repubblica ai cittadini italiani militari e civili deportatied internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l'economia di guerra.

La cerimonia di consegna della medaglia per tutti gli insigniti residenti nella provincia di Bologna si è tenuta lunedì 27 gennaio, nella Giornata della Memoria, alla Prefettura di Bologna.  A ritirare l'onorificenza per Pietro Zanoli è stato il fratello Eritreo, oggi unico vivente di 9 fratelli, accompagnato dal sindaco Fausto Tinti. Erano presenti fra il pubblico anche la nipote Miriam Zanoli e sua figlia Sofia, che abitano a Osteria Grande.

«E' stato un vero onore per me consegnare nelle mani di Eritreo Zanoli la medaglia d'onore conferita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al fratello maggiore Pietro, morto nel campo di concentramento di Ravensbruek –  afferma il sindaco di Castel San Pietro Terme, Fausto Tinti –. La storia di questo nostro concittadino è davvero molto toccante e credo meriterebbe di essere raccontata nelle scuole ai nostri ragazzi che hanno appena celebrato, con grande partecipazione e commozione, la Giornata della Memoria. A nome dell'Amministrazione comunale e di tutta la comunità castellana, ringrazio Miriam ed Eritreo per la loro testimonianza e sottolineo l'importanza di mantenere vivo il racconto degli orrori della Shoah come monito per le nuove generazioni».

«Non ho conosciuto mio zio Pietro, detto Pierino, se non per voce dei miei familiari che raccontavano della sua deportazione, avvenuta durante la seconda guerra mondiale e della sua morte, lontano in chissà quale campo di concentramento – racconta Miriam Zanoli -. Fin da piccola, guardando le sue fotografie, ero affascinata dal suo portamento, dalla sua divisa e dalla sua bellezza, che lo accomunava gli altri fratelli Zanoli. Crescendo, guardavo con immensa tristezza quella scritta sotto al suo nome sulla tomba di famiglia: “1914 disperso in Germ. 1945”. Così, quando mettendo ordine tra vecchie carte vidi le sue immagini consumate dal tempo, pensai che questo mio parente aveva diritto di tornare, in qualche modo, “a casa”.

Lui era il primogenito di nove fratelli, classe 1914 e si era arruolato nella Polizia Portuaria, divenendo Brigadiere. Per ragioni di servizio, si trasferì nel 1938 a Trieste, ma, raggiunta l'età utile (all'epoca i militari non potevano sposarsi prima di una certa età) il 4 febbraio 1943 emigrò a Reggio Calabria e, dopo qualche giorno, sposò, nonostante le leggi razziali in vigore, l'amata Albertina Modena, di origine ebrea. L'anno successivo la coppia (inspiegabilmente stante la situazione in cui versava l'Italia in quel momento) tornò a Imola, città natale dello sposo e verosimilmente anche a seguito della circostanza di essersi unito in matrimonio con una ragazza ebrea, mio zio fu arrestato l'11 marzo 1944, consegnato alla Gestapo il 2 maggio 1944 e deportato, con categoria “Politish”, prima a Buchenwald, poi a Ravensbruek, morendo “a seguito del forte deperimento causato dagli inumani trattamenti e dalla scarsità dei viveri ricevuti da parte del personale preposto alla guardia e al mantenimento del campo” nel marzo del 1945, a un passo dalla salvezza.

Grazie alle ricerche documentali coadiuvate da Fabrizio Turchi, un appassionato di storia amico di famiglia, nonché svolte presso anagrafi, archivi, parrocchie e antiquari, dove ho sempre trovato persone sensibili e collaborative, riuscivo a corredare adeguatamente la richiesta dell'onorificenza, che inviavo speranzosa. Così, il 27 gennaio, nel Salone della Guardia della Prefettura di Bologna, la Medaglia d'Onore concessa a mio zio Pietro Zanoli è stata consegnata dal Sindaco Fausto Tinti nelle mani di Eritreo Zanoli, che all'epoca dell'arresto del fratello maggiore aveva solo 9 anni, in presenza di mia figlia Sofia e mia. I rappresentanti di tre generazioni, per continuare a trasmettere il messaggio che i giusti, le loro azioni e il loro sacrificio e non possono essere dimenticati».

 
Due fotografie di Pietro Zanoli, fonte Miriam Zanoli.

La Medaglia d'Onore, concessa ai sensi dell'art. 1, commi 1271 – 1276, della legge n. 296/2006, è coniata dalla Zecca dello Stato in metallo e riporta da un lato lo Stemma della Repubblica Italiana con intorno la scritta "Medaglia d'Onore ai Cittadini Italiani Deportati ed Internati nei Lager Nazisti 1943-1945" e dall'altro il nome e cognome dell'internato o del deportato dentro un cerchio di filo spinato.

 

Ultimo aggiornamento: 24/11/2020, 15:44

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