Sono rimasti ormai pochi giorni per visitare la mostra “Tessere, infinite parole” allestita allo Studio d’Arte FC del Centro Boschi-Cermasi in via Tanari 1445/B che, fino al 5 gennaio, presenta le opere di dodici artisti dedicate al mosaico contemporaneo di matrice ravennate (aperta dal martedì al venerdì 17,30–19,30; sabato e domenica su appuntamento telefonando al 339 3820387 – lunedì chiusa).
La mostra, patrocinata dal Comune di Castel San Pietro Terme, era stata inaugurata a novembre alla presenza dell’assessora Katia Raspanti, in rappresentanza dell’Amministrazione comunale (al centro nella foto in alto, scattata nel giorno dell'inaugurazione).
«Il linguaggio dell’arte è potente – afferma l’assessora Raspanti -, è un’occasione per pensare, conoscere e riflettere con occhi nuovi. Ringrazio Anna Boschi per aver ospitato questa mostra, e per averci dato la possibilità di ascoltare direttamente dagli artisti, le storie, le visioni che li hanno guidati nella realizzazione delle opere e di vivere un viaggio fatto di tessere, frammenti dalle forme e consistenze inaspettate. Una mostra da vedere ma soprattutto da guardare con occhi curiosi e aperti all’incontro con l’altro».
La mostra “Tessere, infinite parole”, curata da Sandro Malossini, si inserisce in un programma più ampio di iniziative dedicate al mosaico contemporaneo di matrice ravennate, che culminerà con una grande mostra, “La mosaïque ouverte, en matière, forme et couleur. Une recherche entièrement de Ravenna”, dal 3 al 6 aprile 2025 nei suggestivi spazi del Prieuré de Cayac di Gradignan, municipalità di Bordeaux, Francia, all’interno della sesta edizione del Festival Le Printemps Italien.
Una prima esposizione era stata presentata alla Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Viadana con il titolo “Il mosaico aperto, nella materia, forma e colore. Una ricerca tutta ravennate”, dal 22 settembre al 13 ottobre 2024, con la presenza di 21 artisti; una seconda dal titolo “A portes ouvertes” il 12 e 13 ottobre 2024 in occasione della Ventesima Giornata del Contemporaneo negli spazi espositivi della Pallavicini 22 Art Gallery di Ravenna, con le opere di 22 artisti.
I dodici artisti che espongono a Castel San Pietro Terme - Henry-Noel Aubry, Giuliano Babini, Rossella Baccolini, Kina Bogdanova, Giovanna Galli, Stefano Mazzotti, Felice Nittolo, Luciana Notturni, Paolo Racagni, Almut Schöps, Enzo Tinarelli, Sara Vasini - «hanno dato vita con la loro ricerca a diverse espressioni dell’arte musiva – spiega l’artista Anna Boschi, che ospita la mostra nello Studio FC -, realizzando così un mosaico contemporaneo che investe la tela od altro spazio con forme, segni, colori e luci che rappresentano il tempo in cui viviamo. La splendida Ravenna è certamente un meraviglioso centro del mosaico, avendo grande tradizione della sua storia, ma oggi può considerarsi arricchita di opere musive suggestive ed attraenti che con la loro contemporaneità continuano felicemente il suo percorso millenario. Dice una frase: se nella vita di chi ami sei solo un tassello e non parte del mosaico, staccati dal mosaico ed incomincia a disegnare il tuo (Anonimo). Infatti ogni artista qui presente ha disegnato il proprio».
DALLA PRESENTAZIONE DI SANDRO MALOSSINI:
«Il titolo della mostra attorno al quale si sono raccolte alcune opere di dodici artisti, che si sono formati o operano in ambito ravennate, vuole essere suggeritore per una possibile lettura, diversa dalla convenzionalità con la quale si intende il mosaico, e sollecitare un diverso approccio comunicativo all’arte musiva. Non più intesa come pura tecnica ma elemento strutturale e compositivo di un’opera d’arte. Tutti gli artisti selezionati appartengono ad un ambito formativo caratterizzato dal mosaico e alla città di Ravenna. Molti o quasi tutti si sono formati alla Scuola del Mosaico di Ravenna, hanno studi o laboratori nella medesima città, convivono una situazione artistica comune che è quella di ricercare nell’utilizzo del mosaico uno strumento espressivo consono alla propria ricerca artistica. Superata la conoscenza tecnica, le regole che costruiscono il ciclo del mosaico, tutti in maniera diversa hanno cercato e cercano di uscire dalle costrizioni che l’accostare tessera a tessera, meticolosamente tagliate in forme che aderiscano l’una con l’altra, chiuderebbe loro ogni apertura alla possibilità di trasformare il mosaico in opera d’arte e non più prodotto artigianale anche se grandissima fattura. La diversità dei materiali utilizzati, non più solamente marmi e paste di pietra vitrea, ma qualsiasi materiale modellabile e applicabile in forma di tessera, la capacità di usare le tessere come pelle su animali, l’impronta che la tessera staccata lascia sul supporto, la convivenza di forme e materiali diversi in una medesima composizione, i soggetti non più iconici ma totalmente ani-conici, quasi superfici pittoriche monocrome, fanno l’altra storia del mosaico. Il carico storico che il mosaico ravennate si porta e porta sui suoi artisti non viene negato da nessuno di loro ma da quel ripetere tecnica e soggetti hanno sentito la necessità di uscire, di aprire il mosaico a nuovi materiali, a nuove forme, ad accasarlo in altri ambiti (…)».